DAVID LACHAPELLE & TEDUA IN STATION OF THE CROSS

È terminata il 25 novembre del 2023 la mostra “Station of the Cross” per mano del visionario David LaChapelle allestita all’interno della Galleria Deodato Arte a Roma.
Il nostro fotografo “Pop” aveva in testa da tempo, dice, il progetto di una contemporanea Via Crucis ma non riusciva in nessun modo a trovare qualcuno che potesse rispettare i canoni che si era imposto. Il soggetto principale, quello che avrebbe interpretato Gesù, doveva avere lineamenti mediorientali e soprattutto non sembrare un modello, ma in un lungo periodo di due anni, proprio mentre stava ormai per desistere, è arrivato il miracolo.
Racconta proprio lui, in occasione del premio alla carriera ricevuto alla Florence Biennale del 17 ottobre, la genesi del capolavoro.
È qui che entra in campo Tedua, rapper italiano amato dai giovani che si è fatto conoscere un po’ di più durante l’ultimo Sanremo. LaChapelle riceve dal manager di Tedua la richiesta di realizzare un’opera pop per la copertina del suo album “Divina Commedia”. Dopo un’accurata ricerca social del fotografo americano si arriva al compromesso di una collaborazione ovvero un sì alla realizzazione della copertina in cambio, da parte del rapper, di posare per la nuova Via Crucis. Realizza così per il cantante, nello specifico, le cover del Purgatorio e dell’Inferno
Tedua è proprio il modello che sta cercando, senza tatuaggi, un Gesù comune, non una figura ieratica ma, appunto, popular.
Nasce quindi un sodalizio che porterà alla fusione di due artisti e alla produzione di due progetti molto potenti, sia sul piano visivo che su quello simbolico.
Tedua vola tra Los Angeles e Maui in una full immersion fotografica.
E questa fatica durata circa dodici giorni si tradurrà in 15 capolavori fotografici, 15 stazioni, che svelano, con il tocco di LaChapelle, la tradizionale narrazione religiosa, senza tralasciare l’essere umano collegato alla sacralità dell’evento. Quello che LaChapelle ricerca è la partecipazione e il riconoscimento da parte del pubblico nel vedere un “comune” Gesù, perché il cammino che lui ci racconta, è un cammino di sofferenza che l’uomo è spesso portato a percorrere.
Una forza prorompente quella della narrazione del fotografo, avvalorata dalla scelta dei modelli, delle pose, dei costumi e come sua firma inconfondibile: la saturazione dei colori.
Le ambientazioni rimandano alle scenografie moderne tipiche di LaChapelle a contrasto con il contesto biblico al quale fanno da cornice, le vesti storiche ma ritoccate, le espressioni reali, dolenti che aggiunte a delle studiatissime pose, rimandano a quella teatralità che solo Caravaggio sapeva esprimere.  Si aggiungono citazioni più o meno volute: dalla Pietà che nei secoli è stata spesso rappresentata e nel suo evolversi lo stesso LaChapelle ne aveva proposta una con protagonista Courtney Love con un morente modello dalle sembianze del suo Kurt Cobain, o le pie donne di schiena alla maniera degli affreschi di Giotto coperte da un telo elastico quasi a simulare “Lamentation”, la celebre performance della danzatrice e coreografa Martha Graham.
Un plauso alla Galleria Deodato Arte di Via Giulia 122 a Roma per aver ospitato non solo la sequenza di queste opere eccezionali ma anche altre famose fotografie che hanno fatto parte della brillante carriera di LaChapelle.

Silvia Donati



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